Auto-guarigione nell’oblio

autoguarigione

Da sempre l’uomo ha cercato di utilizzare ogni suo mezzo per rendere la propria vita, e quella di chi gli sta intorno, il più possibile lunga e piacevole. Con la sua intelligenza ha sperimentato, intuito, dimostrato, sbagliato e indovinato. La storia ha visto compiere passi da gigante dalla scienza medica, l’anestesia e la chirurgia d’emergenza sono solo due delle grandi invenzioni dell’uomo.

Purtroppo però anche la scienza medica ha dovuto fare i conti con la legge del Tao e quindi nonostante i grandi progressi la gente non è mai stata così malata, in farmacia si incontrano grandi file di persone e tutte hanno bisogno di molti farmaci, o almeno di uno. Ci sono frequentatori occasionali che entrano per un’aspirina e frequentatori abituali che hanno bisogno di pillole per tutta la durata della loro vita.

Ora, io mi guardo intorno e vedo gente correre a destra e a sinistra, sempre di fretta, che sia per il lavoro o per l’ingresso in palestra non fa differenza. Nessuno ha più tempo di fermarsi a parlare, alzare la testa e osservare i cielo, leggere un libro…ma soprattutto nessuno ha più tempo di ammalarsi. Un tempo la malattia era un momento di introspezione, giorni o settimane di immobilità e silenzio, tempo dedicato alla nostra trasformazione, nel corpo attraverso la guarigione o la morte e nell’anima attraverso una crescita, solitamente inconscia, altrimenti improbabile.

Non sono qui però per parlare del significato e della funzione della malattia ma bensì delle dinamiche di auto-guarigione.

La logica socialmente più in uso è straordinariamente semplice, la vita sociale non può essere fermata (bisogno) ma allo stesso tempo non vogliamo soffrire (istinto di sopravvivenza), prendiamo un farmaco sopprimendo il sintomo che crea disagio pur sapendo che avrà degli effetti collaterali (compromesso), possiamo andare avanti come niente fosse (soluzione). Fin qui non fa una grinza, se non fosse che poi un giorno gli effetti collaterali diventano a loro volta sintomi che dovranno essere curati con farmaci che avranno anch’essi altri effetti collaterali. Eccoci in un mondo di persone che si imbottiscono di farmaci.

Qualcuno incolpa il sistema medico che certo ha le sue responsabilità ma io credo che non sia li il nocciolo della questione, il medico soddisfa solo l’esigenza che noi gli mostriamo. “Dottore ho un forte raffreddore” – “Prenda un’aspirina“, veloce, semplice ed efficace, per l’utente che si rivolge a lui è praticamente perfetto. Credo che come sempre il problema non sia nella risposta ma nella richiesta visto che , se ci fermiamo un’attimo a riflettere, notiamo che un raffreddore passa da solo e abbastanza in fretta se stiamo a riposo e al caldo…niente effetti collaterali. Vedete, il nostro corpo è straordinario, guarisce da solo. Le ferite si richiudono e la febbre dopo un po’ si abbassa, basta stare fermi e aspettare. E’ proprio qui il nodo, stare fermi e aspettare!

A volte una febbre ci serve per ripulire l’organismo con un po’ di sudore, una diarrea può svuotare l’intestino da residui di vecchia data, basta aspettare e nei casi di malattie ordinarie, la natura fa il suo corso portandoci alla guarigione. L’atteggiamento sintomatico viene riportato anche a livello emotivo ed emozionale. Un senso di disagio, apatia, abbattimento, ansia, agitazione, noia… tutto questo viene spesso percepito come un problema da risolvere e si prendono dei provvedimenti (in stile “non ci voglio pensare” ) come accendere la TV o fare qualcosa che ci distragga. Stesso schema, eliminare il sintomo.

Mai come in queste situazioni ci sarebbe bisogno di fermarsi ad ascoltare ciò che proviamo invece di rifugiarci in distrazioni fittizie che non fanno altro che rimandare il problema. Purtroppo però, come dal dolore nella malattia, c’è chi è terrorizzato da quello che risiede nel suo profondo e fugge senza tregua credendo così di salvarsi. Quando ci si sente seguiti nella notte, più si corre e più l’inseguitore diventa veloce. C’è solo un modo per farlo sparire, girarsi e guardarlo in faccia. Solo fermandoci silenziosamente ad ascoltare i nostri sintomi, senza combatterli o rifiutarli, avremo l’occasione di vedere il miracolo del nostro corpo che lentamente guarisce facendo riemergere dall’oblio tutto il suo potere di auto-guarigione.

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