Fin da piccoli, nella nostra cultura cattolica siamo stati abituati a sentire promesse e minacce…Se sarai bravo andrai in paradiso…chi ruba va all’inferno… Non so voi ma io ero terrorizzato all’idea di dover incontrare fiamme e demoni, letteralmente terrorizzato! Fortunatamente però questo non è stato sufficiente a domare la mia curiosità, la mia voglia di nuove scoperte e il mio istintivo voler infrangere le regole, tutte quelle convenzioni che cercavano di ingabbiarmi, come una camicia di forza fatta di paura.
Ho riflettuto molto sulla morte e non posso certo dire di essere arrivato alla fine della mia ricerca. Partiamo da ciò che ci è stato insegnato e che tutte le religioni, con sfumature diverse, insegnano.
La nostra condotta di vita influisce su ciò che incontreremo dopo la morte del nostro corpo. Partendo da qui ci vengono insegnati dei precetti che teoricamente dovrebbero essere la linea guida per una dipartita che ci trasporta in un “posto migliore”. Fin ora tutto abbastanza logico, ma andiamo avanti.
Un mussulmano non dovrebbe mangiare il maiale, un indù la mucca e un cattolico la carne di venerdì… Le cose iniziano a complicarsi se ci sono linee guida diverse. Solo una di queste è corretta? Sono forse tutte corrette ma solo per gli appartenenti a quella cultura? Queste domande mi hanno accompagnato fin da piccolo dato che ritenevo che gli uomini fossero tutti uguali e quindi che anche le regole dovevano essere uguali per tutti. Qualcuno potrebbe pensare che solo le sue sono quelle giuste ma, devo essere sincero, non mi convince. Il tempo passato su queste riflessioni comunque non è stato tempo perso, avevo trovato il mio primo riferimento, se una regola c’è è uguale per tutti…almeno secondo me! Di tanto in tanto sono tornato su questo tema cercando di districarmi tra scienza, religioni e superstizioni.
In natura niente si crea né si distrugge ma tutto si trasforma.
Interessante questo concetto. Per prima cosa tutto è formato da atomi e la forma di ogni cosa varia in base al tipo di atomi che la compongono e a come questi si ordinano secondo un determinato schema. Cos’è quindi che decide questo schema? Ci deve essere qualcosa, una forza invisibile che fa sì che un bambino nel grembo materno si sviluppi in un determinato modo, che il cuore batta e che le cellule si riproducano. Tutto questo infatti avviene in maniera automatica senza il bisogno di riflettere o decidere di farlo. Possiamo quindi affermare che c’è qualcosa di invisibile in noi, qualcosa che permette al nostro corpo di vivere e che presumibilmente si stacca da esso al momento della morte. Che fine faccia il corpo privato di questa preziosa essenza lo sappiamo benissimo, attraverso un processo di decomposizione inizia a trasformarsi e, anche se da noi non è più così, la Natura vorrebbe che tornasse alla terra per nutrirla dopo essere stato per lungo tempo nutrito da essa. La questione intricata da sciogliere è però come si trasformi l’anima a seguito del distacco dal corpo. Trascurerò la reincarnazione, non perché non la ritengo possibile ma perché vorrei concentrarmi sul senso di paradiso e inferno.
Al momento vedo l’anima come una parte dello Spirito Universale che per qualche motivo si è staccata dalla fonte originale diventando più consistente. Essa vive nel travaglio in una continua ricerca del modo in cui riunirsi al principio che genera tutte le cose, cerca quindi attraverso diverse esperienze e forme di esistenza di rendere la sua sostanza più rarefatta e quindi amalgamabile allo Spirito Universale.
La condizione di beatitudine descritta e promessa da molte religioni non è altro che la riunione con il Tutto che ci renderà completi in quanto privi di qualsiasi divisione, al di là del bene e del male, del bianco e del nero, del buio e della luce. Il paradiso è nell’essere il dolce e il salato insieme, la somma del bianco e del nero, di tutti i principi opposti presenti nel mondo delle dualità. Di fondo la divisione è la causa di tutte le sofferenze. L’inferno è quindi una condizione di divisione più o meno profonda che genererà alla nostra Anima sofferenza in proporzione alla sua profondità. Questa divisione o unione è presente in noi anche durante l’incarnazione ed è in funzione di essa che si sviluppano le esperienze che ci troviamo a vivere.
Paradiso e inferno sono dunque in noi nella vita di tutti i giorni e con noi rimangono dopo la morte. A questo punto sembra semplice capire cosa troveremo ad aspettarci quando il corpo avrà esaurito tutte le forze. Tutto ciò che risiede nel nostro profondo, se abbiamo il cuore colmo di amore puro per tutte le cose troveremo amore puro, se pieni di odio e risentimento troveremo i medesimi aspetti. Come sempre le risposte sono dentro di noi, guardiamoci dentro per scoprire cosa ci aspetta e se non ci piace…forse è il momento di cambiare qualcosa. C’è solo un posto dove trovare il paradiso ed è qui e ora, in un eterno momento presente.
Aspetto i vostri commenti su questo argomento che sarà sempre senza fine…
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