Nutrire la terra

nutrire la terra

Dopo una lunga sosta ricca di eventi , primo su tutti la nascita del mio secondo figlio Sebastian, torno a scrivere mentre fuori la neve scende lenta e imbianca i tetti.

Se vuoi che le tue piante crescano bene devi nutrirle, devi dare  loro molto concime e lavorare la terra a fondo per renderla leggera“. Questo è quello che ci si sente dire da quasi tutti i contadini se gli si chiedono consigli. Il caso ha voluto però che mi imbattessi in un documentario di permacultura, una tecnica di coltivazione abbastanza moderna che come filosofia di base ritiene che la terra sia in grado di dare frutti indipendentemente dall’intervento dell’uomo…chiaramente nella sua condizione naturale.

terreno aridoAimé oggi i terreni sono fortemente sfruttati e resi poco fertili a causa di agricoltura intensiva, diserbanti, insetticidi e concimi chimici. Il risultato è che gli agricoltori per avere buoni raccolti devono lavorare, concimare,  diserbare e avvelenare sempre di più la terra e l’unico modo per farlo in fretta è la chimica.

Permacultura ci insegna che tutti gli scarti che ci sono nei campi non sono un fastidio ma un tesoro e che non bisogna nutrire le piante ma la terra. Su una terra molto  fertile basta buttare i semi in terra per veder crescere le piante forti e rigogliose. Il motivo della crisi dell’agricoltura è il progressivo impoverimento della qualità dei terreni. Ora veniamo al punto, cosa centra tutto questo con il nostro percorso spirituale?

Buona parte dell’umanità oggi si preoccupa principalmente di nutrire la pianta, cioè il proprio corpo  e la propria mente con i loro bisogni materiali reali e, purtroppo, spesso superflui. Se quindi l’uomo è la pianta cos’è la terra? La terra è l’anima, il luogo dove affondiamo le radici e da cui prendiamo il nutrimento. Per infinite cause che vanno dal materialismo a rigidi precetti religiosi, cose che illusoriamente ci nutrono, le nostre anime si sono gradualmente impoverite risvegliando nel nostro profondo un forte senso di vuoto, una fame insaziabile che ci spinge  verso problemi come ingordigia, bulimia, alcolismo e dipendenze di ogni tipo, anche quelle verso persone e figure guida come politici, rappresentanti religiosi e presunti guru. La realtà è che più cerchiamo di nutrirci di tutti questi surrogati e più ci ritroveremo affamati perché il cibo che ci nutre allo stesso tempo ci svuota in un circolo vizioso senza fine.

Torniamo a permacultura, essa insegna infatti che il terreno viene nutrito dagli scarti, come il sottobosco, uno dei terreni più fertili che possiamo trovare, esso si nutre infatti di foglie secche, erba appassita, funghi e rami secchi che marciscono. Il bosco è una fabbrica di terra perché niente viene bruciato o eliminato ma tutto viene “digerito”.

La continua ricerca di esperienze e situazioni di vita “perfette”, prive di imprevisti e fallimenti ci porta a rifiutare certe situazioni che vengono viste come sbagliate e buttate, dimenticate rifuggite. Certi eventi sono per noi degli scarti da bruciare, incenerire, cancellare del tutto ma, come permacultura ci insegna, sono quelli che vediamo come scarti che potrebbero davvero arricchirci. Le esperienze difficili sono quelle che una volta elaborate con dolcezza e senza fretta possono nutrirci, darci la forza di affrontare le avversità senza sentire il bisogno di rifugiarci in imitazioni della vita reale. E’ così che rendiamo la nostra anima un terreno fertile in cui coltivare le nostre aspirazioni con tranquillità, senza fatica, senza forzature, lasciando che tutto avvenga spontaneamente, come in una foresta vergine o in un paradiso terrestre.

A questo punto solo una cosa manca alla terra per essere portatrice di vita e nutrimento: l’acqua. Essa arriva dal cielo e insieme al sole è l’elemento indispensabile alla vita. L’acqua e il sole sono l’apertura alla spiritualità profonda che può arricchirci solo se il nostro terreno è fertile dato che il sole brucia una terra arida e l’acqua non riesce a penetrarvi in profondità ma anzi scivola sulla superficie causando alluvioni e devastazione.

L’equazione a questo punto è semplice: le nostre esperienze una volta elaborate e digerite diventano nutrimento per la nostra anima e nel momento in cui l’ispirazione e le intuizioni ci sfioreranno, in noi nascerà la vita, quella vera, quella che dà frutti generosamente e senza posa.

Quindi che dire….nutriamo la nostra terra!

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