Scolarizzazione chimica

scolarizzazione chimica

In questi giorni sto studiando un libro che parla dell’agricoltura biologica e sono rimasto colpito dal seguente passaggio:

“La concimazione chimica si basa sulla teoria, peraltro oggi scientificamente superata, della restituzione degli elementi nutritivi necessari alla coltivazione. Questo modo di pensare e agire, che considera il terreno come un substrato inerte, un supporto puro e semplice della pianta, ha avuto successo fino a quando nei nostri campi è stato presente l’humus accumulato in tanti decenni di letamazioni, cioè quella fertilità chiamata “forza vecchia” del terreno. Col passare degli anni, però, senza più apporti organici, l’humus si è consumato […….] ci si è accorti che nonostante il maggior impiego di prodotti chimici il tasso di fertilità non aumentava, ma al contrario diminuiva. “

La concimazione funziona solo fino a che nel terreno è presente l’humus, cioè materiale organico, apparentemente inutile, opportunamente metabolizzato dal terreno che fa da catalizzatore e quindi rende le sostanze utili disponibili per le piante presenti sul terreno.

L’attuale condizione della scuola è molto simile, per non dire identica, a quella dell’agricoltura. Si insegnano sempre più cose ai bambini e si cerca anche di iniziare sempre prima con le varie materie (io sono della generazione che ha visto l’inglese alle scuole medie per la prima volta, mio figlio ha avuto le prime lezioni all’asilo!). Si fanno progetti, laboratori, si utilizzano lavagne multimediali, per non parlare del fatto che gli insegnanti sono costretti a seguire aggiornamenti su informatica, lingue, psicologia, integrazione razziale…. Nonostante tutti questi sforzi la realtà che emerge è diversa da ciò che ci si potrebbe aspettare dato che dicono che il livello culturale dei ragazzi sia in continuo declino, basta parlare con un insegnante per sentirsi dire che i ragazzi delle superiori non sanno scrivere, hanno problemi ad esprimersi e una minore pulsione allo studio. Manca soprattutto quella spinta interiore, la curiosità di un sapere fine a se stesso, senza il premio del bel voto, che poi se c’è ben venga. Perché succede questo? Che senso ha? Bambini che studiano inglese già alla materna dovrebbero parlarlo bene al liceo ma non mi risulta che ci sia un alto livello di qualità nelle lingue nei nostri ragazzi. Il problema è la mancanza dell’humus, che nel caso dell’uomo è la vita stessa, l’esperienza vissuta personalmente o a stretto contatto con chi ha vissuto, la libertà di scelta che dona entusiasmo o abbandono, studiare qualcosa perché voglio farlo e non perché sono obbligato. Tutti vedono l’alto tasso di scolarizzazione come un successo, a parer mio è un successo solo per chi vuole vedere la società composta da identici individui formati per adeguarsi al sistema imposto. L’educazione è ben altra cosa. La vera conoscenza viene trasmessa in scuole come la Steineriana, la Libertaria e tutte quelle che mettono al centro l’individuo non la sua capacità di adeguarsi al sistema che lo giudica. Non a caso la definizione di scolarizzazione su Wikipedia è:

“Il termine scolarizzazione viene usato in ambito scolastico per indicare le qualità che consentono ad uno scolaro di partecipare in modo ordinato e proficuo alle attività scolastiche.”

Ordinato e proficuo, come un operaio che porta a termine il suo compito bene e nel tempo previsto! Questa “scolarizzazione chimica” impoverisce le menti dei ragazzi, non “educe” (tira fuori) niente da dentro di loro ma al contrario li satura rendendoli a volte obesi culturali che si muovono con fatica nella vita reale. All’inizio questo sistema dava buoni frutti perché sorretto da una forte sottocultura artigiana e contadina. Un tempo l’uomo medio di campagna era un po’ falegname, un po’ contadino, un po’ veterinario, un po’ impagliatore, un po’ boscaiolo, un po’ muratore… Inserire cultura in un contesto del genere è come buttare legna sul fuoco, ma se viene a mancare la cultura ancestrale che si è ormai persa si finisce per buttare legna su un fuoco quasi spento che finisce per soffocare.

L’unico modo che abbiamo per riaccendere la fiamma e  imparare veramente è vivere integrando nelle nostre esperienze ciò che abbiamo la possibilità e il gusto di studiare, ma se vuoi avere bei voti non ne hai molto tempo…

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